I suoi peccati
sono le sigarette
sui marciapiedi
i voluttuosi e barocchi raggi del sole
ostentati
come una parure di gioielli
da una vecchia signora
che non rinuncia
alla sua vanità
e indossa
una pelliccia di smog.
I suoi ricordi
sono una tappezzeria
di manifesti pubblicitari
e i sentimenti si alternano
nei tre colori del semaforo.
Peli pubici spuntano
agli angoli delle strade
e assorbono i racconti
dai passi depositati
come residui di cibo
tra i denti.
Non ha padrone
e a tutti è asservita,
nel suo sorriso beffardo
da zingara,
finestre aperte
balconi sporgenti
panni stesi,
e un dente d'argento
è la lapide nel cimitero,
perchè morire in città
è un vezzo.