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Cinderella (libera interpretazione)
«Ecco... Finalmente l'ultima pentola.»
Disse la bimba
che accudiva alla cucina,
quando, all'improvviso,
udì una voce:
«Cinderella, Cinderella,
Cenerentola, se vuoi,
tesoruccio del mio cuore,
non ti vedo, ma ti sento...»
Uno squarcio di luce,
d'incanto, illuminò
la stanza: apparve
una figura luminosa
la quale esclamò:
«Ora ti vedo amore!»
«Anch'io.» Rispose la bambina:
«Sei la mia mamma!»
Ci fu un lunghissimo abbraccio.
Indi, la mamma chiese:
«Come stai? Giochi ancora
con la cenere?
Ti riscaldi al camino?
Vedo le chiome belle
come un tempo,
ma gli occhi sono stanchi...»
E la bimba: «O, dolce mamma
son molto affaccendata:
solamente il micino
un po' mi aiuta
porgendomi, la zampina
provvista di sapone
ed anch'egli strofina.
Tutti i giorni mi occorre
una panchetta,
per raggiungere
meglio la fontana
e così lavo la porcellana
di Madama, come famiglia
impone.»
«Mannaggia della miseria!
Figliola non stai bene
nella nuova famiglia?»
Risponde Cinderella:
«Oh, mamma,
la mia famiglia
eri tu sola:
il babbo non mi parla;
egli mi ignora.
La mia matrigna
mi picchia e mi comanda
le sorellastre, comandano
esse pure; mi tirano
i capelli e mi fanno strillare!
Mi vuoi portare con Te?
Dimenticavo, mamma,
vuoi conoscere l'ultima
storia? Le mie sorelle
sono emozionate e
affaccendate a farsi belle,
sono agitate, più ribelli
di un tempo
perché un principe azzurro,
le ha invitate, al gran ballo
in castello, ma fra tre anni.»
La mamma, a questo punto
abbraccia la figliola
accostando al suo petto
i bei capelli neri e
canticchiando ancora
una canzone: «Cinderella,
Cinderella, metti al bando
i brutti pensieri; metti
al bando i tristi affanni.
Che al ballo presto andrai
una scarpa di cristallo,
sarà tramite all'amore
e la sposa sarai tu,
del bel principe.
Ora è l'ora di dormire;
Cinderella ti saluto
e ben presto ci vedremo;
fai la nanna mio tesor.»
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