Mente stanca per descrivere pensieri grandi:
accontentatevi di quel poco che passa la ditta.
Aspetto la visita di un amico,
tra lenzuola che non sono quelle di casa,
in una stanza scomoda.
Gli altri son partiti.
Le rime di Borges mi sfuggono e getto il libro sulla branda più vicina.
Lei riposa nella sua camera.
E io la immagino lì, accanto a me,
la mano stretta alla mia; rispettoso di lei, forse indegno di tanto.
Non desidero parlare perché sono troppo stanco.
Ma mi accontento della sua presenza,
estrema Bellezza tra le rovine della mia vita e del mio corpo.
Non venite a trovarmi,
non datemi il Bene.
Lasciate che l'aspetti... finché la nausea non mi avrà divorato.
Non regalatemi gentilezza e sorrisi:
sono stanco della fugacità.
Cerco un attimo d'eterno
nel freddo d'un mondo che non m'appartiene.
Aspetto una presenza che non verrà.
Perché l'Amore non è mio.
Questo amore idem.
La finestra è aperta:
oggi le grandi colline mi danno il voltastomaco.