Lacerava i sensi nel buio della notte
quell'amore immobile
nell'afa di sguardi crudeli
scorreva tra le gambe come cera
era argilla che possedeva le mie carni
si dissanguava al giorno
perdendosi nei lumi accesi della notte.
E viveva e si nutriva
spogliandosi di me
arrogante
violento
sbriciolava il cuore
rivolo lucido di follia
ed era il frinire delle cicale tra gli alberi
il viola dei raggi di un sole al tramonto
il riflesso delle barche sull'acqua
e polvere spessa che impastava i sogni
statico come un dipinto
frutta matura di tiepide more
e cresceva lento nella disperazione che placava il desiderio
a consumarmi.