Ingresso forzato al lungo labirinto
percorsi tra viscere, disgusto e voci spezzate.
I piedi affondano nella terra brulla
le mani accarezzano le pareti umide e lisce.
Sento aliti sul collo
rabbrividisco e calo il cappuccio sulla testa.
Corro
Corro sempre più forte
sbattendo sulle superfici verticali,
mi aggrappo a qualsiasi appiglio riesca a trovare
per non perdere equilibrio.
Sento il respiro mancare
l'affanno mi sta soffocando
ho il vuoto intorno.
Le forze mi abbandonano
come ogni mia rigidità.
Spingo la porta verso l'uscita
brancolo tra vita morte e rinascita
cadendo sopra un manto di fiori di loto.