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Ideologia del presente
"Per la prima volta nella mia vita sono riuscito a sentirmi persino un poeta…"
L’INSIGNE SCRITTORE
Ai primi di luglio, dopo un durissimo e combattuto trimestre, ero ancora sotto choc per i devastanti risultati conseguiti in ufficio e in campo sentimentale.
Considerati i contenuti di alcune mie poesie più riuscite decisi di cambiare rotta e di realizzare alcuni testi "zero".
Di zero ne feci tre perché solo due, 00, non stavano bene se non sulla porta di una toilette.
Lo scrittore nacque così con un testo dedicato me stesso e, nel frattempo, cominciai a conoscermi meglio (e "conoscermi" è, naturalmente, un eufemismo).
Mi diedi un po’ d'arie, non troppe per non morire avvelenato, masticai qualche pasticca balsamica alla menta piperita e assunsi un atteggiamento contratto e assente come una star super inavvicinabile.
Una vera e propria primula rossa della scrittura.
POTENZA CITTA' DI FRONTIERA
Potenza è soltanto una delle tante città del sud.
La casa dell'insigne e amato personaggio è a Potenza, al centro, in uno di quei palazzi grigi con l'esterno in pietra pitturati di fresco, moquette alle pareti e carta stagnola al soffitto.
L'abitazione conta tre cani di cui un “boxeur” e questa è, certamente, la prima informazione che può mettervi in agitazione.
Il rapporto con la mia città è controverso.
Amo qualcuno, è vero, ma spesso ho scontentato i miei colleghi di lavoro.
Dicono che ho causato lo spostamento della fermata del pullman sotto l'ufficio perché quando parcheggiavo lo facevo sempre sul cartello della sosta vietata.
Roba da far venire mal di testa a chiunque.
MOTILITA’
Quando giro per la città faccio molta attenzione ad utilizzare i marciapiedi.
Lo faccio per evitare di essere investito; peccato che di marciapiedi, nella mia città, ce ne siano veramente pochi.
Per questo motivo mi mantengo sempre sullo stesso e lo utilizzo nei due sensi di marcia.
L'IDEA CHE VALSE LA PENA
Lo slogan che mi riuscì meglio fu quello mitico di "DECIDI DC" che accompagnò una delle più famose e disastrose campagne elettorali del partito nel quale non ho mai militato.
La DC mostrò subito di non gradire la scelta e criticò pesantemente la mia posizione sostenendo, tra l'altro, che la mia dialettica era tutta da ridere.
Ma della mia persona, in fondo, alla DC non importava un bel niente.
Anche al mio principale, mio incontrastato padrone, importa ben altro.
Io, difatti, per tutti non sono che lo scrittore più chic e più gagà che si può trovare sul mercato.
Il mercato delle pulci.
PRIME AVVISAGLIE
Nel momento stesso nel quale lo scrittore prese possesso della propria postazione dovette prendere coscienza della qualità da seguire; una linea di condotta per la verità poco contrastante con quella del capo.
Per qualche tempo fu scambiato per un boss mafioso proprio da un dipendente della stessa amministrazione e solo dopo tre processi, di cui due in appello, gli venne riconosciuta l'infermità mentale e il non luogo a procedere per mancanza di prove certe.
In realtà lo scopo della trattativa mirava a fargli riconoscere l'instabilità emotiva in conseguenza della sua palese incapacità di intendere e volere.
Roba da interdizione perpetua dai pubblici uffici.
IL CASTELLO CON IL FOSSATO
Il palazzo del potere in questo momento è nelle mani di un socialdemocratico e, di conseguenza, è obbligatorio avere la tessera del PSDI.
Sono uno scrittore socialdemocratico.
Questo partito che viene definito il partito dei poveretti è un partito clientelare che ha avuto alterne fortune e tante guerre intestine ma oggi, con alcuni esponenti di spicco, è finalmente riuscito a sfondare ed è arrivato al governo. In minoranza s'intende, ma pur sempre al governo.
ORGANIZZAZIONE PRIMA DI TUTTO
Sono uno del sud, ho imparato il galateo dalla mamma ed amo suonare la batteria.
Quand'ero piccolo mangiavo con i libri sotto le ascelle.
Alcuni sostengono che sono un uomo impenetrabile; in realtà credo d’essere fatto di gomma.
Fra i tanti scrittori che potete leggere su questo universo letterario certamente sono quello che sa usare meglio la penna.
Forse anche perché sono l'unico che ancora la usa.
Per scarabocchiare cercando idee da tramutare in storie.
D’altronde ogni scrittore che si rispetti ha bisogno di alcuni attrezzi del mestiere, oltre alle idee.
C'è chi usa carta e penna, chi il computer e chi la macchina da scrivere.
Io ho scelto di usare il computer perché la penna e la macchina da scrivere non consentono di correggere senza cancellature.
Ed io sono uno che corregge molto.
LA FORZA DEL PRINCIPALE
Il mio capo è un tizio che sta sempre al gioco, è capace di assorbire ogni cosa e far fronte ad ogni evenienza.
In ufficio circola voce che sia stato campione regionale di Risiko anche se lui non ha fatto nemmeno il soldato.
Aveva i piedi piatti ma non è nemmeno imparentato con un poliziotto.
L'unico momento di imbarazzo che gli ho letto negli occhi in tanti anni di collaborazione, amicizia e reciproca stima è stato alla festa di natale dell'anno scorso quando ha stappato il panettone e tagliato lo spumante e, con meraviglia, si è accorto che aveva dimenticato di comprare i bicchieri di plastica.
Piccolo disguido tecnico, abbiamo brindato sorseggiando a turno direttamente dalla bottiglia.
La cosa spiacevole è stato il sapore di tappo dello spumante.
Il suo ufficio è dislocato al centro in un grosso palazzo architettura anni cinquanta con i tetti spioventi e mura verticali anni sessanta, difatti è stato costruito nel millenovecentonovanta.
Il mio capo è un tipo curioso che viene dall'entroterra, come dire che si è fatto tutto da solo proprio come Berlusconi anche se, sono sicuro, Silvio non abbia mai lavorato in un pubblico ufficio.
Quell'anno di neve non ce n'era per niente neanche a volerla sparare col cannone e alla televisione impazzava lo spot sull'AIDS.
Mi chiesero di dire due parole per esaltare quel momento ed io le cercai tra le migliaia che conservo con cura tra le cose per le grandi occasioni.
"L'impiegato non sarà ricco ma è sicuramente immune dall l'AIDS"
Mi guardarono tutti piangendo e per consolarli li invitai a baciare il capo.
Nonostante il clima natalizio che invitava alla bontà non si fece avanti nessuno ma io riuscii comunque a rifilare un bacio a Pamela, la collega più bona di tutto il dipartimento.
Che strano, ancora ricordo l'intenso sapore di terra indiana mista a borotalco.
IL RICORDO DEL GIORNO PIU' BELLO
In una tragica serata di qualche anno fa ebbi la sensazione che qualcosa stava per cambiare.
Mi sbagliavo, tutto rimase uguale.
Per moltissimi anni avevo rifiutato le avance di una signora che mi chiamava al telefono e sospirava affannosamente senza rivelarmi il codice di avviamento postale.
Un giorno decisi che l'avrei scoperto da solo.
Nessuno è perfetto e anch'io sbagliai completamente indirizzo.
Seppi molti mesi dopo che la tizia era stata trasferita e che gli avevano anche rubato il cellulare oltre al motorino e una confezione mai usata di Hatù.
Da allora, nelle lunghe serate invernali passate con gli amici a ricordare i bei momenti, la rievoco e poi piango commosso per almeno tre minuti e venti secondi.
A detta degli inquilini di quel condominio c'è stato un momento nel quale alcune cose parevano certe, poi l'inflazione ha causato il crollo della borsa e, da allora, i pomeriggi non sono più uguali.
Pare che anche il tempo si sia rotto le palle.
IL TRASLOCO CHE GALVANIZZA
La periferia è un posto per benestanti e benpensanti.
A me fa venire in mente il gioco del Monopoli.
Traslocare è di per sé esperienza assai galvanizzante, pensate quanto poteva esserlo per l'insigne letterato che dopo anni di isolamento totale veniva, di botto, trasferito in un lussuoso ed esagerato mini appartamento a canone bloccato.
È come se dall'estrema periferia di una città qualsiasi del sud uno andasse a sistemarsi in un attico pluriaccessoriato al centro della capitale.
Per chi conosce il gioco di cui parlo saprà bene che è tra quelli ad incastro tutto colorato di giallo ed interno a macchie leopardate bianche e blu.
Nel nostro caso si tratta di un'occasione più unica che rara.
In quella serata indimenticabile capii che alcune cose nella vita sono irrinunciabili, almeno per uno della mia portanza e della mia consistenza.
MISSIONE PERICOLOSA E PERICOLANTE
Abito in un appartamento di 100 metri quadrati.
Sono un ricco inquilino con proprietà ad equo canone.
Mi manca solo una terrazza ma mi consolo con un balcone lungo diciotto centimetri e tre millimetri.
Ho fatto blindare tutte le porte e le finestre e ora mi sento protetto e al sicuro.
Di fronte abita un signore che ha un cane che abbaia tutte le notti.
Io lo chiamo Rin Tin Tin in omaggio dei tempi andati.
Per un sacco di tempo è stato il mio eroe preferito.
Anche il mio cane si chiamava Rin Tin Tin.
Rin Tin Tin dei poveri.
Ciò nonostante andava bene e per moltissimi anni è stato il mio solo compagno d'avventure.
Una volta l'utilizzai come in una parabola del Vangelo e lui accettò senza reclamare.
Doveva recitare la parte del figliolo prodigo e ritornare a casa dopo un sacco di tempo ma mi mancava l’agnello sacrificale.
Poca cosa, l’avrei fatto volentieri assieme a quella del padre.
Lui non era mai stato fuori casa per più di quattro secondi ma chi me l'aveva regalato mi aveva anche assicurato che sarebbe stato capace di fare qualsiasi cosa.
Una scena da dimenticare.
S'allontanò in punta di piedi senza voltarsi e lo vidi quasi sparire all'orizzonte.
Poi ricomparve come un puntino e lì restò a lungo per svanire nel nulla dopo qualche minuto.
La prima parte la recitò alla perfezione, la seconda fu un fiasco completo.
Falliti i tentativi di recuperare l'amico quadrupede i miei genitori decisero di sospendere le ricerche e di darmi la triste notizia.
Con tutti i risparmi del maialino di ceramica decisi di fargli un monumento che collocai sul davanzale della finestra.
Nonostante ciò non ho mai perso la speranza di rivederlo.
Alcune sere ancora aspetto, fuori dalla porta, il suo ritorno.
SIMPATIA A BUON MERCATO
Mio madre mi ha insegnato che non bisogna mai presentarsi in casa della gente a mani vuote.
Concetto nobilissimo se vi va a casa della gente una volta la settimana, magari di domenica ma quando ciò avviene tutti i giorni e a tutte le ore questo presentarsi col presente diventa, come dire, "un po’ impegnativo".
D'altra parte se a caval Donato non si guarda in bocca figuratevi ad un regalo, qualunque esso sia, di qualsiasi forma, genere e costo, fa piacere.
Decisi così da quel momento di portare sempre con me, assieme alla mia medesima e stupenda persona, qualche dono, a volte ricco altre no.
Nei diciotto mesi che impegnai ad allenarmi per la buona crianza ho affibbiato con successo tre torte gelato, ventiquattro francobolli commemorativi del grande fratello, una stecca intera di Marlboro oro, un guanto di lana fatto all'uncinetto, due caciotte sarde, un asciugacapelli a doppia velocità e quattro copie rilegate a mano dell'opera che state leggendo.
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