Cosa ti è accaduto,
cosa sei divenuto.
Tu bello come il sole di un giorno innevato,
ora così freddo e insensato.
-Parlami ancora-
Perché ho questa impressione
e una maledetta presunzione
di credere, donna, di star maturando
mentre tu, bambino, stai solo arrancando.
-Parlami ancora, sono qui-
Mi lasci così mortificata
a guardarmi sfuocata
in un foglio cosparso di dolci lacrime
che sono le davvero sincere prime
provenienti dal mio malato cuore
invaso da quel putrido odore d’Amore.
I miei occhi distrutti sono arrossati come vuoi
quei miei occhi che si perdevano nei tuoi
cercando e non trovando una via d’uscita,
e l’anima mia per dove era partita.
Ma ora non c’è più alcun’entrata,
il tuo sguardo a chiave serrato.
-Parlami ancora, ti prego-
Mi manca quella culla d’illusione
costruitasi per piacere di con te evasione.
Ma mi rasserena il suo corpo grezzo,
la sto distruggendo pezzo per pezzo.
Non rimarrà nulla, sbriciolerò culla e cuore
perché è morto e mai nato quest’amore.
Sei stato un tormento senza senso
sai che c’è, che più non ti penso.
-Bene. Non parlarmi-
Non sei chi credevo che tu fossi,
anima tua di una volta sepolta in una fossa.
A volte vorrei poterti entrare dentro,
farmi male vedendo che al tuo interno
non è più scritto da alcuna parte il nome mio
perché hai relegato in un angolo il mio io…
E cerco e scavo nella tua mente
per saper se la un ricordo mio riempie,
ma no non ne vale la pena
perché non vi troverei che una sola ruota
a riempire quella scatola ormai
vuota.
E cerco e scavo nel tuo cuore
per saper se ci sono gioia e dolore
ma no non ne vale la pena
perché scoprirei che quel tuo cuore è
colmo,
ma di veleno fino all’orlo.