Nella casa avita,
il padrone generoso e attento,
consegna i suoi tre doni
e parte con il suo cavallo bianco.
Il primo rigira le sue cinque monete fra le dita:
ne gode, inizia la fatica santa:
canta, corre, ride, piange
e nuova ricchezza presto lo ricopre.
Anche il secondo rigira
i due talenti fra le dita,
ma non li posa nel buio della noia
li traffica al sole della gioia
e corre, canta, e piange e ride
infine attonito riguarda
le sue monete raddoppiate.
Ma l'ultimo dei servi,
rigira ancora fra le dita
il suo unico talento.
Esita incerto, inerte
ma non lo traffica al sole della gioia,
lo nasconde nel buio della noia.
E passano i giorni
e passano le ore
e passa il tempo.
Ma ecco, si sente già vicino
un galoppo chiaro
e il padrone appare.
I due servi corrono,
solleciti gli mostrano
ricchezze nuove,
e il padrone li guarda compiaciuto,
e li invita al banchetto della gioia!
Ma non è così per il terzo servo
che tiene stretto il suo unico talento:
sotterrato nella terra buia
e mai trafficato
e mai donato.