Se immobile
steso sull’orma del mio peso
Se divorato dal male che stropiccia l’anima
Se non scorresse il sangue nei muscoli offesi
e non avessi più le forze nemmeno per un accenno al saluto
Se la mia mente vagasse sproloqui
Se l’incomprensione dei gesti abitasse le dita
ebbene
se in questo accadere
dovreste scorgere la mia figura
non martoriatemi le carni con dotta chimica
ma
statemi vicini
e
parlatemi di mia Madre
raccontatemi di mio Padre
ricordatemi il passo veloce dei sorrisi insieme a Loro
portatemi nelle stanze della mia casa
fra le mie cose
fra i cumuli di carta sporca d’inchiostro
leggetemi gli urli muti divenuti parole
macchiatemi di colore
quello tenuto sugli scaffali
profumatemi di solvente
-non temete fate questo-
liberate i miei sogni rinchiusi nel cassetto
non voglio pianti
ma sorrisi
non voglio silenzi
troppi hanno affollato questa esistenza.
Parlatemi di mio Padre
raccontatemi di mia Madre,
del loro Amore
affinchè
possa il dolore che paralizza le labbra
avere devozione e
lasciarmi solo per un’ istante
nell’abbraccio di un timido sorriso