RE CIOCCO E ER TARLO
Re Ciocco aveva un tarlo sempre ner cervello,
voleva sapè se per er popolo era brutto o bello.
Interrogò ar riguardo er gran ciambellano,
che gliè rispose davvero in modo morto strano.
La maggioranza dirà che er Re è vero bello,
e pè noi devè da contà solamente quello.
È certo che ci sarà na sparuta minoranza
pè la quale siete solo un mar de panza.
Ar Re questa risposta nun gliè confinferava,
e spesso, nella notte, er pensiero l’angosciava.
Infine se risorse de emettere n’editto,
pè potè sapere se era storto oppure dritto.
L’editto diceva che ogni suddito der regno
doveva comunicare alla corte de suo pugno,
come considerava er proprio imperatore
se un galantuomo oppure un malfattore.
Arrivarono alla corte moltissime approvazioni,
fatte più pè paura che per vere convinzioni,
sortanto uno ebbe er coraggio de dichiarare
ch’era un tiranno e che se ne doveva annare.
Er Re rimase un poco serio e pensieroso,
nell’apprennere questo pensiero minaccioso,
accompagnato dalle sue malefatte
cò le prove pè le dichiarazioni fatte.
Er Re convocò subbito li su’ consiglieri
pè esprimere loro tutti li su’ pensieri
e disse che credeva de più ar coraggioso
che a tutto er popolo bugiardo e pauroso.
Cambiò la su’ condotta cò la popolazione,
rendendo conto di ogni su’ bona azione.
Chiamò quer coraggioso come consigliere,
e ar ciambellano diede un carcio ner sedere!