Fu come una rivelazione.
All’improvviso
Mi parve che nulla
avesse più senso.
Quelle frasi sussurrate,
quei gesti mai finiti.
Quel nostro prenderci il caffè,
quei riti puntuali,
che ci facevano sentire vivi.
Parte di qualcosa.
I giorni passavano.
Tutti uguali,
impossibile distinguerli.
Il rumore delle presse,
dei rulli vorticosi,
delle frese che danzano.
Tutto mi sembrava ovattato,
così inutile, così neutro.
Cercavo di scorgere poesia
nelle macchie di ruggine.
Aggrapparsi a qualsiasi cosa.
Ma forse era troppo tardi.
Stavo semplicemente cadendo.
Successe così.
Un timido raggio di luce,
si posò su di me.
Alzai lo sguardo.
Un vetro lurido, scheggiato.
Sporco da chissà quanto tempo.
È allora che capii che tutto era perduto.
Tutti mi passavano accanto,
alcuni più vicino di altri.
Ma per me erano tutti morti.
Non esistevano.
Non esistevano le mie lotte sindacali.
Non esistevano giorni buoni.
Non esistevano quelle mangiate alla mensa aziendale.
Era come un susseguirsi
di movimenti insulsi, convulsi,
privi di logica o armonia.
Nulla aveva più senso…