Ninna nanna, ninna nanna nanna oh...
"E tu pallida luna raspi il cielo e la fortuna,
segui la mia sorte, giocherò fino alla morte."
Così parlò la Pecora guardando negli occhi il Cane.
"Il tempo è malfattore, baratto due perle rare.
La prima l'ho rubata dagli occhi di una Fata
senza veli e senza storia, è la Fata della memoria.
L'altra l'ho trovata fra le mani di una bambina,
me l'ha data volentieri, è la perla dei pensieri.
E tu vecchio pastore obbedisci al tuo sovrano,
che il tempo fuggirà e poi pregherai invano,
perché il tempo è cartapesta che modelli per la festa,
quante sagre, quanta allegrezza, dentro gli occhi la tristezza.
La stagione del potere ha consumato il tuo respiro,
il tuo affanno già si perde nel progetto del vampiro.
Taci, taci cuore, è passato proprio adesso,
il profilo dell'offesa ha l'aspetto del buonsenso."
Così parlò la Pecora rientrando nell'ovile,
vide l'Agnello assopito e ripensò al suo peccato,
d'averlo messo al mondo per quel desiderio profondo,
quell'egoismo abbagliante in una realtà smemorante.
Il figlio dell'innocenza dorme avvolto dalla clemenza
del giudice maldestro con la voglia di capestro.
La Pecora guarda il mare col riflesso della luna,
"grazie mio Signore per questa mia fortuna,
son vecchia e malandata, ma so guardar le stelle
e ne ho viste proprio tante in un sogno inquietante,
un sogno colorato senza cani da temere,
un sogno ormai passato sulle ali di un piviere.
Se fossi un uccello imbriglierei il tempo
in un volo eccessivo alla ricerca di scampo.
Ma il tempo è più veloce del pensiero della luce,
il tempo è un labirinto ed il cielo sembra stinto.
Dormi, dormi amore, non ti mancherà mai nulla,
alla festa del Signore brucerò la tua culla."