Mi ritrovo a passeggiare per le vie
a me familiari ma altresì estranee
il rombo lontano del bus sotto casa
suona ormai come un ronzio molesto
attorno i volti scialbi delle persone
come maschere di cera vuote e distorte
Il lavoratore stanco rientra nel nido
e si sottrae alla cieca follia della quotidianità
fatta di indifferenza, orgoglio, ipocrisia
Un cane spaurito dagli occhi spaventati
supplica qualcuno di salvarlo dalla solitudine, in vano
Una vecchina cammina ansimando per la sua strada
la folla la rende invisibile
come fosse una sagoma, un'ombra, un fastidio
Vi sono istanti in cui la mia identità si riempie di aghi
freddi, taglienti come la lingua di un traditore
eppur rinasco
poichè qualsiasi cosa faccia
è in me sempre l'anima che prevale