Ho avuto in dono
l’acqua fresca dei giovani e
verdi occhi senza pianto.
Il divenire di stagioni e lievi
brezze
mi ha infine portato
piogge di lacrime cristalline
e una tela
adorna
di quesiti e sentenze.
Solo
nei giorni d’inverno
presenza
ed assenza
rimangono ancora
le uniche cose
che non conducono a nulla.
Rimangono
(occhi, guardate!)
ferme sul palmo
come laconici resti
di qualcosa che non tornerà.
Di qualcosa che non se n’è andato,
ancora tatuato nell’aria.
La presenza
e i ricordi,
come gocce di miele,
e l’assenza di marmo,
del freddo tombale del marmo.