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La morte e la fanciulla

Ho avuto in dono
l’acqua fresca dei giovani e
verdi occhi senza pianto.

Il divenire di stagioni e lievi
brezze
mi ha infine portato
piogge di lacrime cristalline
e una tela
adorna
di quesiti e sentenze.

Solo
nei giorni d’inverno
presenza
ed assenza
rimangono ancora
le uniche cose
che non conducono a nulla.

Rimangono
(occhi, guardate!)
ferme sul palmo
come laconici resti
di qualcosa che non tornerà.
Di qualcosa che non se n’è andato,
ancora tatuato nell’aria.

La presenza
e i ricordi,
come gocce di miele,
e l’assenza di marmo,
del freddo tombale del marmo.

 

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2 commenti:

  • Ivan Iurato il 08/11/2006 11:16
    Splendida. Complimenti.

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