Quando virile il corpo prepotente,
per esuberanza giovanile,
assale la mente di passione,
ti sia concesso.
Se poi il Cielo s’è impegnato tanto a benedirti il tetto
e tanto t’ha protetto che lo ricordi a stento
certamente allor non t’è permesso.
Quando poi succede
che pur se calvo o con la chioma a latte,
guardandoti allo specchio ti piaci
e non vedi le grinze e gli occhi spenti
e le impetigine e le occhiaie;
e per la chiostra di denti ti compiaci,
dimentico che si tratta di dentiera,
e dell’artrosi, del busto, e la panciera,
allora vuol dir che sei rinato
e il vecchio ch’era in te ha traslocato.
Desideri bizzarri, ghiribizzi, improvvise brame,
giovani frizzi t’invadono il cervello
allora è il ritorno di fiamma, l’appello del sesso.
Non se se prima ci hai pensato:
“Mi armo e parto o armiamoci e partite? ”
<Mi sento un leone son piazzato.>
Si, si, di queste quante ne ho sentite
e quante mogli ferite ho consolato,
ed anche in ospedale sono andato
a lenire il male procurato dall’eccesso!
Che dir? Dico che quando gioventù s’accende
fuori stagione, come un temporale,
è meglio scansare l’occasione,
son ritorni di fiamma senza fuoco
che non possono scaldare il pentolone
e durano un istante, duran poco.