Ricordo, di un sera d'inverno
rinchiusi fra le nostre braccia
nel buoio imperioso a leggere le
poesie di Prevert.
Faceva freddo, il mondo non era nostro,
eppure ci scaldavamo
il cuore con delle parole.
Faceva freddo e ci scaldavamo
il cuore con le nostre mani.
Leggevamo e ci guardavamo,
e ridevamo, le risa degli innamorati.
Emozioni così lontane, così vicine,
così volute. Lacrime di sale sui nostri
volti scuri. Per noi solo
il nostro calore. E niente più.
Era quella la felicità, e l'abbiamo accarezzata.
Ma abbiamo avuto paura di afferrarla
e tenerla stretta per noi.
Ricordo di una mattina d'estate
correre sulla sabbia rovente e
poi nell'acqua, verso il sole.
E giocare come due bimbi
che non hanno fatto mai altro
nella vita. E scordare tutto,
i problemi, la vita, perfino i sogni.
L'unica cosa che importava era
giocare, e tenersi la mano, e
sentire il nostro respiro.
L'unica cosa che importava era
seduta affianco a noi.
Il mondo non era nostro,
ma noi eravamo nostri,
e quello importava. Per noi solo
il nostro respiro. E niente più.
Era quella la felicità, e l'abbiamo toccata.
Ma abbiamo avuto paura di afferarla
e tenerla stretta per noi.
Ricordo di una sera di primavera,
le nostre parole di saggezza e di comprensione.
Ricordo tante parole, il resto si perde nella nebbia.