Steso verso l’alto,
il braccio sinistro,
alzava il calice,
per un brindisi
d’amore e giustizia,
mentre il braccio destro,
nascosto nell’ombra,
e complice d’un vile silenzio,
affettava carne nobile,
vicinissima al cuore.
Il sangue doveva avere,
un odore più intenso,
dell’aroma fruttato del vino,
e quella fraterna carne,
doveva avere un sapore,
più appagante di qualsiasi
tartina al salmone,
perché invece del burro,
era condita col sapore
della vittoria.
Con mezzo cuore,
entrai in chiesa,
senza chiedere nulla,
senza sperare niente.
“Nessun profeta è in patria”
e “nella debolezza, sono forte”.
Senza capire la Parola,
ma con tanta speranza, uscii.
Il mio carnefice, era ancora lì,
a festeggiare …