Il freddo è l’epilogo
d’un abbandono inevitabile
compassato e per nulla in imbarazzo
invasivo penetra
e raggela
Piove stamane
sulla mia stessa acqua
cheta e immobile
la volta scorsa
poi frenetica
al centro della serra
scrosciante all’orlo dell’equivoco
spinosa e drastica per le finestre
osservatrici
silenziose e attente
come soldati alla chiamata
Considerarmi ancora
tale e quale
fendere i miei colpi senza piombo né mirino
grondare sudate gerarchie intorno
come in un nulla
intossicato dalla vita
E nel gesto ingenuo
d’infilarmi il guanto da speleologo
nello stomaco greco e tragico
qualcuno pensa siano nascoste ancora
chiavi per passaggi segreti al cuore
ma non ho mai ingoiato
del tutto
quel sapore al veleno
e resta ancora il nodo
dell’amarti
a soffocarmi in gola.