Escluso dal gruppo perché non mi drogavo,
e forse perché studiavo e non fumavo.
Eppure ci provavo ma non cambiavo,
quello che mi circondava non m’interessava,
quello di cui mi nutrivo non mi sfamava,
e quella che mi interessava non mi guardava,
non sapevo se ero io quello che sbagliava,
ma ero io quello per Londra da solo camminava.
E naturalmente tutto questo non mi bastava,
non bastavo io e la mia media sudata, non regalata,
che poi a scuola ero bravo
ma chi mi giudicava non mi stimolava a cambiare questa vita che non decollava.
Io non sono un cantante di professione
Faccio lo studente ma non s’intende letteralmente,
non sono un figlio di papà e nemmeno un poeta,
ed in questa società che improvvisando qualche rima baciata
aspetto la mia fata,
che mi cambi la vita con un colpo di bacchetta,
e che se ne fotta della marca e della taglia della mia maglietta,
che riempia la mia testa come il suono di un’orchestra,
che mi dia l’aspirina e che mi stia vicina quando o mal di testa,
e che quando torno dal lavoro mi faccia la festa.
Ma ancora la mia fata non l’ho incontrata,
e se è come dice fabri fibra forse me la sono giocata,
e se non è così spero di non averla spaventata,
o di non essere sceso alla fermata sbagliata,
perché la vita è lunga e non voglio che sia sprecata,
o che faccia la fina di quella promessa di carta, riciclata.
Voglio fare grandi cose rimanendo me stesso,
senza dimenticare quelli che mi lasciavano l’osso.
Ma con un sforzo immane rimanere immune
Dal nuovo modo di pensare e da ogni luogo comune,
rimandendo incolume alzando al massimo questo cazzo di volume,
che mi sfondi le orecchie e mi mandi all’ospedale,
perché peggio di così non credo possa andare,
ed almeno così non sentirò più le voci di chi parlava,
do chi mi giudicava e nel mio piatto sputava.
Voglio godermi la mia vita ed ogni suo secondo,
conducendo il mio show in questo cazzo di mondo.