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Capita d'Agosto
Ci credi tanto all’amore, all’amicizia, al sentire comune, vorresti dare tutto te stesso fino all’ultima goccia, vorresti darlo per un sorriso, per una parola di conforto, per un gesto d’amore e solidarietà. Vorresti piangere e sorridere con lei, emozionarti come un bambino e gioire pieno d’amore, vorresti vagabondare con amici fidati ed aprire il tuo cuore ed aprire una birra e cercare consigli e darne; confidarti fumando insieme sul Viale e poi scherzare, vorresti allungare la mano ad uno sconosciuto, indagarne i pensieri, vorresti sentirti vicino a tutti i nudi scimmioni del mondo, sentirne il calore, sentirla una grande famiglia… Poi capita che ti guardi intorno e noti distanze, poi capita che ti allontani, che fraintendi e/o vieni frainteso, che inganni e vieni ingannato, capita che tradisci e vieni tradito, che vendi e vieni venduto, capita che uccidi e può capitare che tu venga ucciso. Capita. Capita che ti ritrovi nella tua stanza il terzo d’Agosto a schiattare di caldo e sprofondi in un tedio non del tutto giustificato spegnendo sigarette e perdendoti senza meta nel web tra fumo agitato dal ventilatore. Capita che vai in balcone e guardi Palermo e ne senti il rumore. Capita, guardando laggiù, tra la famiglia schierata di torri di calce armata, con tutte quelle fiammelle dentro, colme di gioie, dolori, ansie, sogni, pensieri similarmente molto diversi dai tuoi, capita guardando laggiù, che pensi ad un amore che non si capisce se è sul nascere o se è qualcos’altro, capita che pensi ad un amore finito e reciso, capita che pensi agli avvoltoi che vogliono predare e basta, capita che pensi alla precarietà di questi tempi, al lavoro relativo che fai, ai guai di famiglia e del mondo ed al buio di domani. Capita che stanco di volere abbracciare cadi in te stesso per un secondo. Capita che ti chiedi: che senso ha?
Cosa resta
dei mille percorsi trascorsi
goduti e sofferti?
Del pensiero preoccupato
cosa resta?
Cosa resta dell’Amore,
delle aspettative,
dell’affetto e delle parole,
ora che
godendone
tu piangi per lui
ed io indugio intorno a lei?
Soli
che si illuminano
per anni
scambievolmente
altrove si ritrovano
in un niente
soli o
conquistati e storditi
da nuovi magneti.
Non è un pianto questo mio.
Niente,
ma proprio niente mi manca di te,
ahimè;
è il perché quello che conta
e non c’è risposta
che importa.
M’importa di quest’ossigeno
nuovo
che rinfresca la sicula torrida estate.
M’importa
di questa voce
di questo sorriso
di questi occhi
nuovi,
incantevolmente nuovi.
E così trotterelliamo
tutti
nel dolce inganno
che crea e scioglie legami
tra le nostre solitudini.
E di quell’amicizia cosa resta?
e di quell’altra?
Cosa resta del coinvolgimento intenso?
Chissà… magari ci si rincontrerà
dopo l’aspra incuranza
di qualche mese o anno…
chissà…
Padre, Madre,
mi chiedo che farò,
spenta la luce ai vostri occhi,
mi chiedo dove andrò
per non sentire troppo il peso della mia
solitudine.
Capitano quei minuti che proprio ti prende a male, che non riesci o forse non vuoi capire…
Capita d’Agosto di scrivere un po’ arrosto, vomitare pensieri mentre sale un po’ d’ansia, e cola il sudore, capitano queste cose, qui, vedi, che vuoi che me ne importi della Forma? Capita di non essere capito, quello capita troppo spesso. Capita di volerla qui semplicemente - adesso - per riempirla di baci e non pensarci più, annullarti in lei e chiudere, là, dietro quella finestra, tutto quel mistero di anima e sangue accumulato e incasinato puntellato nel cielo; su tutto quel mistero vorrei che il tuo tenero bacio, per un paio d’ore almeno, mettesse un velo. Patate, tu non ci sei e altri baci ho capito hanno un sapore che ora non mi interessa. Aspetto, aspetto ancora un po’… un po' di tempo, ancora... resta.
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