Nuovi e non ancora affannati sospiri giungono
al mare dove la sabbia già calpestata sprofonda
e scavi di luce balenano negli occhietti raggianti
grandi e spaesati che cercano il dissolversi del mare
in lontananza.
Ridono entusiasti i bambini del nuovo sole
camminano mano nella mano splendenti
tornano al verde, ai giochi di acqua e di sale, ditine,
capelli che soffici danzano al vento fresco dell'estate
in comunione.
Si discosta un bimbo dal gruppo unito a festa,
sospira sognante e una lacrima scende e pensa.. di gioia
il cuoricino gli si riempie e sente rotta la solitudine:
Volteggia dove non ancora altri si erano accorti di lui,
il gabbiano.
Immensa grazia ed eterna sinfonia di danza e di luce
ove invece chiaro traspare il ricordo immortale di un bimbo
che seduto a riva piange il suo vuoto a gambe incrociate
a braccia conserte impunito sospira attimi perduti e
di malinconia.
Ma poi.. quando il tramonto sale e sul far della sera l'oscurità
di stelle si riempie, una mano sulla guanciotta ferma poggia,
come a dimostrare il rassegnato conflitto oramai indolore, o la vita,
ed il bimbo si alza, a riva più nessuno schiamazzo, riso o gioco di sabbia.
Son fuggiti i salti, son svaniti i tramestii, son morte le cantilene,
si son chiusi i lumi, coperte le obbedienze, e le folli dimestichezze infantili
dormiente ora il gabbiano riposa sulla sua solitaria roccia distesa sul mare infinito,
aspettando il giorno un placido silenzio, un fiatare sospinto di stelle in attesa.
E allora, nonostante barcolli ancora,
il bimbo nella sera fresca d'estate prende e va
volgendosi verso il nulla, verso il dove la vita può essere ancora scoperta,
verso il nulla di certo, quando ancora il respiro può fermarsi per un attimo,
quando ancora si è capaci di gioire o soffrire senza rimpianti o spiegazioni,
quando ancora puoi decidere se la vita, può esser rapita od esser poesia.