È passato un anno
da quando ti ho annullato,
eppure ti penso ancora.
Sei stato il mio incubo.
Sei stato parte di me.
Non riesco ad odiarti.
I ricordi scorrono
come fotogrammi:
cadevano le prime foglie
ed io ancora ero ignara di te.
Solo un istante
per realizzare
che il mare si sarebbe infuriato
e che le sue onde mi avrebbero inghiottito,
portandomi in un luogo sconosciuto
e senza memoria.
Con gli occhi della mente
ti osservavo,
così piccolo,
non mi facevi paura,
così crudele e misterioso.
Non piangevo.
Non urlavo.
Ascoltavo in silenzio
la musica conosciuta,
ma non definita.
Tutti
hanno terrore
di poterla udire,
così dura
a tal punto da farti del male.
Non sapevo come chiamarti,
se darti un nome
“Inquilino Abusivo”,
un ospite
che nessuno avrebbe voluto avere.
Ma tu non sapevi
di aver sbagliato indirizzo.
La battaglia cominciava
per lo sfratto esecutivo.
A difendermi
non c’erano avvocati,
né aule di tribunale,
ma solo ombre bianche
e candide ruvide lenzuola.
Qualche sorriso,
abbozzato qua e là,
fra una flebo ed un calmante.
La testa scoppiava,
pensieri,
dolore
e realtà.
Mi vedevo diversa,
irreale.
Finalmente
è giunto quel mattino:
ho vinto la mia battaglia.
Ti ho sfrattato.
Se tu potessi guardarmi negli occhi
sicuramente mi faresti un bel sorriso
e dolcemente mi diresti:
“ Guarda che ti ho voluto bene….
ti ho lasciato la Vita... ”