Morirò nella notte
di sete e fuoco
ai tuoi ruscelli dissetandomi invano
E salirò le antiche scale del non divenire
respirando aliti stanchi
e gridando un nome che mi coinvolge
senza appartenermi
Perché la colpa non ha anima?
-mi chiedo-
la vedrei giacere senza sorte certa
in balia dell’abbandono
dal suo ripudiato corpo
E perché le ferite non hanno peso
se non quello dell’interruzione di certezza?
.. Muoio ancora un po’
Ed ancora mi abbandono al buio
E alle sue lunghe dita
che hanno ombre vive sul mio collo
E invoco acqua e luce
anima e fiori
sul mio corpo a piovere
e piovere ancora
fino a giacervi invano
perché la dolcezza vi si appoggi sfiorandone
la pelle a lungo
e mi distolga
dalla notte e da quella morte che sento mia
ridandomi sostanza
avvolgendomi senza ricostruire
reincarnandosi
senza restituirmi…