Il tempo scorre lentamente.
La stagione delle incertezze non ci donerà né speranza né gioia né felicità né il vicino miraggio del loquace volto della solitudine.
Resterò libera in gabbia, aspettando che qualcosa tramonti e che la spenta luce del sole risplenda su di noi, che ormai abbiam perso il filo della vita.
Siamo in bilico, tra inganni giusti e false passioni che ci fan cadere dalla vetta delle verità e immobili ci fan rotolare giù per i colli della tua vergogna e non potendoci aiutare, avvicinandoci restiamo sempre più lontani.
Vorrei che il tempo non svanisse mai.
Vorrei sapere come si fa ad amare come ami Tu.
Vorrei stringerti e dirti che sei ciò che ho sempre desiderato e ciò che mai rifiuterò.
Vorrei farti conoscere ciò che non sai, ma poi mi accorgo che sei tu a dovermi insegnare ciò che già so.
Ascolto la tua silenziosa paura che mi attraversa.
Paura di lasciarmi andare, angoscia di perdere il frutto della tua cura, inquietudine di vedermi distante più che mai.
Nel bagaglio dei ricordi resterà e rimarrà la memoria del tuo caldo sorriso e delle gocce di pianto invisibili, di quelle gelate parole che non furono consigli di un caloroso aiuto.
Seppellirò le mani, le lettere, il tuo nome, il tuo cuore affinché il futuro viaggi sulla retta via assaporando l’aroma di una nuova era.
Mi renderai libera.
Sarò libera di conoscere il mondo, di sbarcare sull’isola dei dubbi, delle sicurezze, delle certezze, delle perplessità.
Potrò navigare per il nero oceano della sapienza.
Cambierò questo immenso atomo che ci ospita e ci respinge inesorabilmente e ci rincontreremo abbracciati su una soffice nuvola, guardando il volo di una rondine e raccontandoci gli abbandonati guai e le vittorie conquistate.
Conoscerò la tua vita e la morte oscura non mi farà più paura e narrerò la tua storia, il tuo destino, la tua eternità affinché il passato sia ciò che il presente racconterà ai giorni futuri.