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Ad un'altra dimensione temporale
Quando la scuola era formazione spirituale e le parole erano messaggi dell'anima.
Dimensione nostalgica, evocata,
non so se t'appartenni,
ma il mio cuore,
a te protende
e sogna la tua pace.
Un salto nel passato:
rivedo la Romagna,
ed anche la campagna,
tra San Mauro e Forlì.
Un verde secolare
dà ombra ai casolari
e la mia casa e lì:
rivedo le ombreggianti
edere rampicanti,
“il glicine sognante”
ai lati del cancello.
In casa c'è la mamma
che canta una canzone
della cara Sicilia,
però, c'era nel cuore,
solamente l'Italia.
Or la punta turchese
di San Marino splende,
in quell'incanto azzurro.
In casa c'è la mamma
che svolge le faccende,
e, in quell'incanto, splende
fin negli interni il sole.
Frequento io il liceo e
gli esercizi svolgo con zelo;
però, negli intervalli,
mi affaccio alla finestra:
vedo che sta passando
il giovin professore:
ne riconosco il cappello,
la dolcezza dei tratti.
Felice la sua borsa, che florilegi,
contiene di versi di
Orazio, di Ovidio...
Egli si reca a casa,
dopo le sue lezioni.
Sovvienmi la mattina:
la mente mia vagava
e non prendevo appunti:
seguivo la lezione
che, dolcemente andava...
“Signorina, che fa?
Perché non scrive? ”
E mi rimproverava, il professore
ed io, mi alzavo:
ogni parola suggendo.
Sembrava fosse Amore
a muover la sua mano,
che mi assegnava ancora
una versione.
Non mi sentivo triste,
ma solo emozionata,
e una domanda alata,
fuggiva dal mio petto:
“Perché, Lei, professore,
mi ha rimproverata? ”
“Per incontrare il cuore,
di una giovane donna. ”
E l'indomani, a scuola,
timidamente vanno,
le mie parole:
“Fra poco, professore,
le scuole chiuderanno...
Ci rivedremo ancora? ”
Commosso, il professore,
la mia mano trattiene:
“Fanciulla, se ci tieni,
andrò dai genitori. ”
E la storia finisce
con un bacio che
suggella il mio salto
nel passato.
Il professore si è sposato
con me
che l'ho aspettato
per centocinquant'anni.
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