Sto seduta in una stazione.
Osservo le partenze ed i ritorni.
Ascolto i rumori,
dei freni,
dei tacchi,
dell'altoparlante.
Subisco i ritardi.
Perdo le coincidenze.
Qualche volta non pago il biglietto.
Non passo oltre la linea gialla.
Con i piedi.
Sto seduta in una stazione.
Qualcuno piange,
qualcuno urla "Scrivimi".
Qualcuno manderà una cartolina,
qualcuno manderà a farsi fottere il proprio passato.
Subisco gli addii.
Perdo grandi braccia.
Qualche volta si rimane.
Si rimane in un'attesa che non ha orari,
nè binari.
Che però può deragliare dentro,
imprigionandoti tra le lamiere,
con i finestrini serrati ed intatti.
Forse hai troppo pesato,
col tuo bagaglio pieno di confusione.
Forse sei entrata contromano nella tua fragilità.