Nel mio eterno oscillare
respiro
la lenta
sfuggente
cadenza
dell’invernale altalena.
Come neve sulla ruggine
d’una consunta catena
la distesa del vespro
nera ricopre
una coscienza graffiata
con sogni di innocenza.
Ma un fuoco di vergogna
Ha corroso le difese
che sostengono il mio volo
In un immobile sospeso.
Giungerà presto l’alba e
risorgerà dalla neve
il sibilo rauco
delle antiche
perenni
catene.