D’un solco rosso adamantino
il sangue corrotto
adultera
il destino
e,
acquitrino,
assidera,
piangendo a dirotto,
l’acre mordente del veleno.
Alzo lo sguardo e il capo chino
a medio trotto
s’annerisce
il biancospino
e
già alabastrino
s’altera
senza complotto
del nostro amore il tungsteno.
D’un disco rosso mattutino
il suono rotto
svanisce
divino
e
vicino
dispera
un nuovo motto:
un suono limpido argentino.
Oh, verso integro bambino,
un cerotto
desidera
a sto giro
e
un posticino
considera
magari un po’ più sotto
dalla chioma della fiamma del cerino.
Dieci gocce sull’acciarino
versa di botto
e abbevera
il sospiro
Oh,
il sospiro
che riverbera
ne invaghito ne scotto
sul dolce velluto del tuo seno.