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Fiori sulla tovaglia
Sono stato a casa di Al
e non so a quanti di voi sia mai capitato
di parlare con un uomo a cui un bel giorno (bel?)
il dottore ha stretto con forza il braccio sinistro
dicendo “Mi dispiace, hai tre mesi di vita”.
Beh, non è proprio una notizia come un’altra.
Sono entrato in casa sua ed era seduto al tavolo della cucina,
con un grosso pomodoro profumato e lucido
accanto alla bottiglia di gin,
anche lei quasi morta.
Stava fumando avidamente, come avidamente stava
osservando dei particolari che a me sembravano
irrilevanti,
i fiori sulla tovaglia,
il timer del forno,
l’alternarsi dei rumori del frigorifero
nel silenzio greve.
“Meno novanta al giorno del giudizio”,
gracchiava con un filo di voce spaventosa,
dura e cattiva, forse impaurita,
senz’altro incazzata.
Si accendeva un’altra sigaretta e annegava il fumo col liquido chiaro.
Avrei voluto dirgli “basta fratello, dacci un taglio”,
ma come avrei proseguito,
“il fumo fa male” o “stai bevendo troppo? ”
A cosa potevano servire i miei consigli?
Mi sentivo in colpa là dentro,
come se c’entrassi qualcosa,
e avevo paura, paura della morte,
ma non della morte imminente di Al,
bensì della mia,
del momento in cui arriverà,
forse senza avvertirmi,
forse ridendo,
forse no.
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
Il motore del frigorifero si è acceso di nuovo,
ferendo il nostro crudo silenzio.
Mi ricordo di aver guardato per un attimo fuori dalla finestra,
giù nel parco, fra i bambini e i furgoni in seconda fila,
invidiando la momentanea libertà della gente,
e quando sono tornato con lo sguardo in quella stanza
puzzolente di morte Al mi stava fissando con gli occhi vuoti.
Mi guardava immobile, senza vedere niente,
e sono sicuro che avrebbe potuto fissare il sole
senza accecarsi.
“Vuoi andartene? ” mi ha chiesto.
“No amico, no” gli ho detto mentendo.
“Neppure io, cazzo, neppure io fratello”
e intanto giocherellava col pomodoro,
fumando avidamente,
succhiando con la vista
tutto quello che poteva succhiare,
e
pensando alla vita.
A quello che ti regala
E a quello che prima o poi rivuole per sé.
A tutte le cose non fatte, non dette,
A quelle cose neppure pensate.
Agli angeli
Agli uomini
Alle coperte calde dopo notti fredde
A Dio.
Sono uscito dopo qualche ora,
Al è rimasto dentro a contare i minuti,
ho abbracciato il giorno,
senza sapere quanti ne avrò ancora a disposizione,
e mi sono allontanato veloce,
pensando alla vita
ridendo
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0 recensioni:
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- Bello e molto particolare questo scritto...
Complimenti, scritto veramente bene...
Ciaoooo!!! --------------------------
- Ciao Duccioooooooooo
non si sa
quando avverrà
ma avverrà
questo si sa...
un abbraccio
laura
(cerco il tuo libro...)
- Bello, bello, bello, bello!!!!!
.. l'ho letto in... apnea.
mikelus
- Forte... sembra cinico racconto in versi... ma non lo è... C'è tutta l'emozione impressa, la disperazione, la rassegnazione, l'ineluttabilità di un percorso che sa già il tragico traguardo dell'amico e... il voler sfuggire con una risata alla morte pur consapevole che è lì, per tutti, a guardare il nostro tempo.
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