Ancora, le gemme lucide e candide, azzurre.
I laghi turchesi e silenti, bagnati.
Nascostisi dentro.
Affiorano dagli occhi, nei peccati confessati
(nè si sa con quanto sincero pentimento)
nelle carezze al gatto, che si accoccola a dormire, lui.
Nelle prese di posizione un po' inutili
dal per rendere giustizia a sè stessi, fino al mondo.
Un dal per sè a tutti possibile.
La copertina di quel disco dei Metallica
la dea bendata, e il titolo non so quanto ma m'immagino
ironico.
Le bolle di sapone colorate dei nostri ego
a seconda della prospettiva di luce, paiono viola
arcobaleno o nulla; bianco; vuoto, trasparente.
Riflessi di tutti i colori.
E si staccano dal demiurgo, che è solo un affarino di plastica
(sono solo le nostre mani, sapienti)
e s'infrangono sull'asfalto, sui muri novecenteschi.
(condannate a breve vita).
Se sapessi soffiare il mio ego fino al tuo
ma curandomi solo di espirare il mio, e altretttanto tu:
forse s'attaccherebbero e volerebbero via insieme
e non sarebbe proprio un affaire dialettico, non credi?
Non proprio.
Una differenza senza metro di paragone
perchè, Dottori, sembra lei l'originale: un eterno ritornello
stornello senza strofe
il pezzo giusto per le radio, la hit di ogni momento
si canta nella vasca da bagno massaggiandosi la schiena.
Quando si aprono i laghi, e si appannano gli specchi.