Un uomo,
affacciato al balcone,
osserva un gruppo di ragazzi
con gli zaini sulle spalle.
La sua anima è stata travolta
dal vortice della fragilità
e sentendosi nulla
al suo passato ritorna:
quella serie di immagini
alla sua memoria si ricompongono,
formando il suo film d‘orrore,
di cui ha ancora paura.
Riconosce sé stesso
nel bimbo escluso,
in quello stesso figlio maltrattato
che la sera alla madre confidava
chi sottomesso l’aveva
e in quello scolaro
che nel suo lettino
la notte silenziosamente piangeva.
No, non era la fidanzata,
ma solo un gruppo di bulletti
che con la faccia rossa
del sangue di un innocente
lo punivano
per divertimento trovare.
A queste ferite riaperte
una lacrima, ora, riga il suo volto:
ma non piange per il dolore,
ma per il ricordo
del disinteresse della gente.
Avrebbe voluto che qualcuno,
si fosse per lui
e per gli altri deboli
battuto,
che qualcuno,
con un semplice gesto di solidarietà
avesse messo fine
al delirio dell’umanità.