Cerbiatto ero e, fragile e forte,
additavo la vetta vestita d'aura rosata.
Con sassolini arditi dipinti dal cuore,
punteggiavo sentieri di ranuncoli esplosi di vita.
Con testa di roccia e ginocchia appuntite,
contro armati torrenti di giorno marciavo,
di passione testarda clessidre riempivo.
E via, avanti, fra merende di sole e sogni di approdi farciti di luna,
sfiorando folletti e gnomi buffoni,
fra tranelli di felci e frecce di abeti.
Corri, cerbiatto, corri,
lassù ti attende un carillon di stelle
ed una coperta sferruzzata dal cielo!
Corsi per mesi e per giorni,
un fiume guadai con sussulti e vagiti di cuore,
impastai entusiasmo e colate di sole
e, ingenua, giunsi un giorno in steppa di lupi.
Fragile e forte, scorsi la vetta avvolta in presagi di piombo.
Impotente, lessi e rilessi le righe del Fato,
e, alla fine, amare gocce di cuore versai atterrata
su pelati viola spazzati via da un ingiusto maestrale.
C'est la vie...