Non potremmo migrare come l'Averla e l'Alzavola
nasconderci all'inverno
vivere di frutti e amore in qualche spiaggia dell'India o dell'Africa?
No
stiamo qua a vedere come ci va a finire
conosciamo le nostre anime, sotto punti di vista un filo distorti.
Perché la tua deve darmi queste suggestioni di compartecipazione?
Perché ancora vieni a trovarmi la notte?
Perché stai come un pugnale avvelenato nel mio petto?
M'hai reso ebbro di Follia, pazzia pura, dilapidazione
sulle scogliere della mia sanità s'infrangono le onde
il mare delle mie lacrime per non potere più ascoltarti.
Sono io, è vero, che ho voluto pugnalarmi:
vedevo la lama ricurva del tuo kriss, il pericolo
il succo viola e rosso di cui era sporca e riluceva insieme.
Il magnetismo dei tuoi occhi.
Da quando t'ho toccato, con un dito nell'acqua del tuo lago
m'ipnotizzo' lo spettacolo dei cerchi concentrici che vi si espandevano
la tua bocca dischiusa
dipinta con stratificazioni di colore acceso e denso nella mia anima
fui subito, per sempre, folle.
E sempre più' dopo. Tu: strumento del demonio.
Inutile cercare di comprendere.
E anche se ora tutto ha un nome, con cui cerco di controllare la materia
una croce, una tomba fredda che non può farmi dimentico della fiamma
follia, follia, bruciami, ardimi, sacrificami sulla pira del disperato amore
Illusione, squarciata come i veli di concubine d'Oriente
non chiamerò il tuo nome, rimane come la goccia fusa a scavarmi il cuore
m'insegno' a distinguere le lingue del fuoco di Passione
il controllo; l'opportunità, invece dell'opportunismo
mi ricorda il rispetto per i cicli di espansione e identificazione
la fragilità della simbiosi, la necessità dell'Oltre
l'uso della disciplina plastica, a modellare i nostri fragili vasi.