Di un tempo ignaro il domani
ricordi limpide visioni
natura in cattedra maestra
d’insegnamenti moniti attenta
di regalie donate sue esplosioni
distese di sogni all’orizzonte.
Dal Genere stridente il ritorno
solo boati e tuoni il rimbombo
veleggia il cupo suono all’intorno
pulviscoli di spine incolori
veleggiano nell’aria appuntite
marciando come di soldati in arme
spianando vile bacio di gramigna.
Strazianti si espandono laceri pianti
di madri doloranti prone in nero
battaglie d’interessi senza senso
d’orgogli dimentichi il rispetto
fogli un tempo d’amore disegnati
stracciati senza ritegno cancellati.
Si erge cupola d’opaco alta nel cielo
scandendo note lugubri risuoni
illumina di rosso cupo presagio
alzando d’onde un mare ormai stanco
impatta l’acqua dura prorompente
sull’arca in sfacelo alla deriva.