Mi appari questua di carezze audaci e seta
nera, come si conviene ad una merla di gennaio
nel più lucido piumaggio d'avventura
mossa in un fruscio di pose a rose oscure
scapigliate.
Se petrolio sgorgasse dai tuoi seni, non mi stupirei
tanto ti faccio terra e miniera nelle viscere adatte
senza altra bardatura che labbra sugli obbliqui.
Ti annudo un traforo proteso al colmo
al riempirsi della piuma d'ogni carezza
che ti fa uccello di comignolo in tanto inverno.
Amo la tua forma maya, il tuo candore a balze
la tua repentina discesa agli eccessi
come in un prolasso di senso primitivo
e l'immediata risalita alla purezza antica
Amo che tu sia vergine e dannata in una
e in una, tu sia in ogni tensore donna da tante donne
forse cosmo eppure sassaia d'alveo corrente.
Ad ogni palmo mostri un coccio a vaso
perché v'interri un seme di bocca
un principio di bacio che mi faccia devoto
La lingua che ti sussurra è un cencio
spugna e prosciuga filari incerti tra ciglia e gocce
se fosse pioggia, ma pioggia davvero.
Se fossi uomo, ma uomo davvero,
lascerei che nel mio petto
quest'acqua autarchica
avesse creste di annegamento
e salperei.