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L'uccisore
Hanno introdotto vibranti
appendici d'acciao
hanno lacerato tessuti e ragioni,
estirpando succhi vergini
eiaculati per altri scopi
d'aliena bellezza.
il metallo ne è fluito fuori
rovente
acuminato
ammasso informe
sacro pugnale amorfo
divelto infinito
tra mille lamiere di rabbia
gli anni ho munto,
come mammelle,
lavorando sodo ai millimetri
che occludevano
la mia sciocca
ragione insensata
mentre su essa covava
endemica
la mia sete lattante
avida di malori
la mia furia
cibandosi delle insoddisfazioni
nutrendosi dei rancori
cresceva
pascendo
innocua sulle infelicità mattutine
tra le insipide rovine della mia esecrabile
vendetta
acerrimi sussulti
donerò
-un giorno-
impavido
alle mie ossa
tacendo
finalmente
ragioni e sentimenti
annichilendo cuori
e sogni
saro' mostro senza volto
sulla mia torbida negligenza
invocherò blasfemo
il nome di padri mai nati
insulterò atroce
dEI e Soli
e tu cadrai
vinto
corpo
carcassa
su quel tappeto di miserie
che t'ha visto nascere
corpo
senz'anima
sui tuoi muschiosi spauracchi
corpo
senz'ansia
sulle tenebre inattese
delle tue insensate claustrofobie
corpo,
solo un corpo
nient'altro.
ed allora
-solo allora-
saprai d'esser morto
ed io
-solo io-
saro'stato il tuo solo
assassino.
Il tuo perenne uccisore.
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0 recensioni:
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- Questa volta concordo con Sansotta.È un linguaggio che porta alla visualizzazione di immagini e sentimenti molto forti, direi violenti, ma è proprio questo "impeto" che conferisce potenza a tutto il testo. Omero è un abbinamento azzeccato!
- Epica. Se Omero scrivesse nel ventunesimo secolo probabilmente lo farebbe così.
Continua su questo genere, si sposa molto con le parole che più usi.
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