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Ballata del poeta nomade
non c'è via di mezzo
non c'è strada che passi
dove vogliamo noi
e andare via comporta
seguire percorsi
che non decideremo mai
sempre appena più in là
della scelta migliore
delle giuste parole
appesi all'amo dell'ennesima emozione
sperando che sia vera
almeno per stavolta
e come pazzi e incoscienti abbocchiamo
in attesa che il dolore vada via
in attesa dell'alba qui in periferia
alto il calice al vizio come
un poeta un saltimbanco o un eroe
che abbia perso lo smalto
in attesa di un angelo
della terza strada che appaia
della luce del sole in periferia
riguardo le tue lettere sbiadite
dai chilometri nelle mie tasche
e dalle mie mani fredde
posso ancora leggere sul bordo
tra le macchie di caffè
qualche frase che mi scuote
e mi ritrovo per la strada a piangere
e a ridere e non so perchè
mi dai voce al cuore
una foto mi ritrae mentre respiro
un vento forte che impetuoso
si fa beffe dei capelli e della giacca
in uno di quei giorni dalle tinte forti
e dai contorni grezzi e intensi
con colori che non scordi
vedi quello sguardo che non sembra
avere direzione invece
tra mille persone cerca te
viviamo incerti come nomadi
e canzoni improvvisate
tra un litigio e un'ora o due d'amore
e camminiamo dritti per non dire
a nessuno che la via è perduta
mostrando sicurezza a un mondo indifferente
non c'è storia non c'è vita
che un sapore solo l'accompagni
ma tra le labbra io non scordo te
e sempre all'alba della mia periferia
tra case vecchie e odore di pioggia
camminerò fino a raggiungerti
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