Che alba mi porti al giorno dovuto,
il freddo mattino respiri il mio viso.
Che giunga al meriggio col caldo ristoro dei
raggi più lunghi che tagliano il cielo.
Poi sera si affacci, glaciale creatura, e
cada la notte sull’ultima ora.
Così il tormento mi allevia l’autunno,
così, il suo canto regala al mio cuore.
Che sia ancora, e di nuovo e di nuovo,
che mai mi raggiunga l’inverno crudele.