Osservo
in silenzio
come uno scupoloso spettatore
la vita che scorre.
È lenta
ma inevitabilmente frenetica.
Semplice
eppur così complessa.
Tento di fermarla
ma a stento
riesco a rallentarla.
Cerco di addolcirla
di assaporarne i frutti
troppo acerbi per essere colti.
Provo a esserne il regista
a dirigerne la scena.
Le mie mani sono inermi
la mia voce è roca, spezzata
quasi muta.
Arranco
sembra quasi brancolare nel buio.
Arretro
e rimango lì
in silenzio
a guardare
affascinata
dal brulichio frenetico del dietro le quinte.
Attendo
da spettatore
la nuova scena.