eppure il peso è sempre lo stesso
le spalle cedono,
la colonna vacilla.
eppure gli sguardi sembrano sempre immobili
le voci distanti,
i suoni opachi.
eppure le facce ti circondano sorridenti
ti chiamano per nome,
tendono affetti.
eppure le grida rimangono infrante su muri indifferenti,
e rispondo gli echi come pugni nel ventre.
volti muti,
planate in picchiata verso il tuo dio assonnato.
non appartengo,
non capisco,
non gioco.
eppure ho ricordi di vissuti innocenti,
o forse sono solo sogni di vite sfiorate.