Mi racconti che tuo figlio è uno sbandato.
Sei disperata e tra due fermate scendi.
Ti preoccupi per le sue amicizie, sono tutti punk a bestia.
Lo portano ai rave e poi chissà cosa si calano.
E ancora canne, strisce, eroina, birre e mandarini...
Mangiano, cagano e dormono dentro le tue mura,
organizzano ring sottocasa per far combattere i loro cani.
Sei in cura da due anni, soffri di attacchi di panico,
ti punge il petto, hai paura sia il cuore ma forse non è così.
Ieri mattina ti ha gridato dietro,
ti ha picchiata, ti ha minacciata con un coltello:
"dammi i soldi o ti sgozzo brutta stronza!",
tu glieli hai dati, come sempre, e tra una fermata scendi.
Tuo marito è scappato dopo aver cercato di strangolarlo,
ma lui ha saputo difendersi e tu gridavi,
i vicini hanno chiamato i carabinieri e lui si è difilato.
Non puoi nemmeno più vedere tua madre,
l'assistente sociale l'ha vietato a entrambi.
A volte ti porti qualche ubriacone dentro casa per soldi,
ti scopa e se ne va.
"Come mio marito", sussurri a denti stretti.
Non vuoi più chiedere il grano al cts, è questione di dignità.
Hai bisogno di aiuto, ma gli psicologi sono cari, cazzo!
Gli amici non esistono, o si nascondono.
Siamo quasi arrivati, hai paura anche della metro.
Temi possa esserci un attentato, che salti tutto all'improvviso.
Conti sempre le fermate che restano con le dita incrociate,
pregando dio, quel dio che sembra tanto averti dimenticata.
Magari saltasse in aria davvero!
E tutte queste preoccupazioni non sarebbero più cazzi
che ti riguardano