Il fiume era un letto in piena
e Genova,
un mare in tormenta.
La croce segnava il cielo
decidendo
la costellazione da seguire,
i pesci
superavano tranellimpervi
e correnti improvvise spingevano già
la barca alla deriva.
Ebi vociava dal suo scranno
finché non si piegò dondolandosi
mentr'io correvo appeso
al filo della luna
e già schiamazzavo guardando il cielo.
Mia madre, una giovane madre
dagli occhi un po' tristi
severa e affaccendata
reggeva la notte con la sua piccola mano
e mio padre uomo straordinario
dominava la sua anima inquieta
tra l'ago, il filo
e la stoffa del mio mantello.
La città era ai piedi
un bosco di ciminiere fumavano grigie,
il proletariato era al lavoro
e aveva una voce
che tosta tuonava.
Il bar vendeva bionde
... di contrabbando
e la guerra chiusa da vent'anni
ancora
si sentiva lacrimare.
Così sono cresciuto mi si perdoni
tra le sirene delle navi
sopra la città
e a scuola
che si cantava bella ciao.
Oggi, corro ancora dietro alla luna
perché così sono vissuto
ma tutto il resto è scomparso chissà dove
la confusione regna sovrana
non si riconoscono più le strade
ed ogni strada è sempre sbagliata.
Il fiume è in secca e l'estuario ingombro.
Quando la dura pioggia cadrà
strariperà
ed io sarò sulla barca
inquieto patronimico anch'io
a guardar il porto sollevarsi
ed accanto a me col binocolo in mano
giovane, un capitano
mi chiederà il Che fare.
Già pronto sono
che il palmo della mano sente già
la prime gocce
cadere...