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La sera del campo e della stella
Gocce,
sulla distesa dell'oceano
formavano zampilli.
L'acqua spingeva il diadema
tra le grandi alghe.
La luna,
bianca opalescenza nella notte,
illuminava i diamanti sgorgati
dal sacchetto di cuoio.
Le mani del garzone
tremavano inquiete.
Tu sorridevi divertita
tra quegli strani lisci
capelli neroblù.
Il tuo viso rifletteva
al riverbero di quella luce azzurrognola.
Ricordo appena fuggito: il sole.
Mezzaluna rosseggiante
nell'aria scura
del buio in arrivo.
Tu quasi bisbigliavi.
Faticavo ad ascoltarti
ma alcune cose capii.
Dicevi: "Se vai e lo spingi,
che lo stringi il diamante
il più bello ovviamente,
se lo segui, vedrai... Credimi".
Sorrisi e le dissi: "Che bella che sei".
E lì m'accorsi che più bella
non t'avevo vista mai.
Ovvio quindi,
seguii la fiamma,
e lo scintillio scoppiettante
e il vento sferzante
abbracciai.
San Giacomo guardò
ed io già sperso m'ero
nell'iride dei suoi occhi
e nell'abbraccio che fu.
Ricordai i tempi andati...
Piansi, mi disperai poi esplosi
In una risata infinita.
Lei di sottecchi apriva il cuore
... E che abbraccio che fu!
Il destino stendeva
i suoi tuoni radi
e giocava coi lampi.
Se lo volevi sbarravi gl'occhi.
Se lo volevi sporgevi la testa.
E la vita.
La bella vita, era li.
Giocando già
distillando audace
senza pietà alcuna
le sue lacrime miste
alla misericordiosa gioia.
Gli sparsi diamanti
sul tronco scavato
sembravano occhi.
Ma che vita ch'era:
Gran vita ch'era!
Che giorni quei giorni!
Se li volevi erano lì.
Il mare silenzioso,
immobile e sottile stava.
La tua pietra blu strappava pensieri.
Ma scafata la nave
la tentazione
arrivava prima o poi.
Navigando, navigando
la nebbia lentamente
nascose
quell'immenso cielo e le sue stelle.
La spiaggia sospese
la dolce risacca
come in un corno.
Strani velenosi animali
emersero dall'acqua
con i loro lunghi colli
i loro sibili nell'aria
e che schifo d'animali erano.
Le tentazioni erano.
L'onda proditoria
scacciava
già sopra gli scogli.
Bell'eran l'Asturie
le sue spiagge tra prati a picco
e l'oceano parlava.
Quasi danzando, San Giorgio,
scioglieva i nodi.
Mi salutò.
La chiesa era mia.
La casa era mia
"Compostela aspetterà"
Disse sottolavoce,
"Io sono la sua casa,
il tuo autunno di Spagna".
"Le gaite mai suoneranno per te".
E lentamente parlava.
Temetti in quell'istante
che non avrei vissuto la notte...
Ma aggiunse.
"Le belle sere di Spagna
saranno una luce che lenta si spegnerà
sul tuo sorriso"
E sospirai tanto,
che qui ho voluto scriverne.
Quello fu il miracolo incompiuto
col Santo che salutava
nella sera del miracolo.
E che belle quell'onde...
Così pure m'accorsi
che in genovese s'era rivolto...
Che bello quel mare!
Poi tu tornavi.
"Dai dimmelo". Dissi io.
"Non si può giocare all'eterno!
Che questo pianto suoni
e batta al ritmo del cuore".
D'un tratto voci bianche
pregnaron l'aria d'incenso
e il marmo divenne statuario
Dimmelo che sogno.
Una volta per tutte!
... Dimmelo.
E piansi in ginocchio.
Mi passarono davanti
che mi sembrava d'onda
l'avanzare
e avanzò.
"La vedi che s'alza,
sulle bianche scogliere di Spagna".
Ripeté.
La vedi che s'alza?"
La vidi quella volta e poi
la persi per sempre.
I terribili animali scomparsi.
Di una vita vidi i miei sogni.
Di tutta una vita.
Eran quei sogni.
E la ragazza cantava,
il coro era al culmine.
"Dimmi che le senti.
E tu annuivi, ascoltando
del tamburo il suono
che non riuscivo più a credervi...
E così... Impazzivo d'amore.
Una ballata di cuori vivevo,
sincopato respiro
abituato ch'ero.
Che se la notte io la vivo,
che il giorno io lo vivo,
come un sogno sto.
E che sogno era quello,
lo so. Di una vita intera!
Il sogno.
Non potevo,
non c'era nulla da fare
e vi tenevo per mano,
voi che v'amo, solo con me
determinati con me.
"Faccio bene?" Vi chiesi.
Sorrideste, null'altro da fare.
Scoccai la freccia quindi.
L'antico oceano sorvolammo
e l'onda sbrillò d'immenso
Armagheddon sbrillò
ed io pure sbrillai
e sbrillammo e mi fermo qui
per non soffrire.
Ancor vagai per anni
neppur contento
della nostra solitudine.
Tu e i miei
non eravamo più noi
che già eravamo svolti.
Poi mi svegliai e tu eri lì,
i miei eran lì, sorrisi tra me.
Io ero lì.
Ti baciai, tu dormivi,
m'addormentai anch'io.
Lessi un cartello nella notte.
Era bianco di rosso crociato.
La mia bandiera...
In grande era scritto:
Bienvenido a Burgos!
Bienvenido a la tierra
de las Españas...
Aggiunsi sottovoce
Benvenuta tu, España.
... nel profondo del mio cuore.
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