Non vivrò per raccontarti del mio tempo,
perché il mio tempo è solo vento che s’infrange urlando sul tuo corpo assopito,
sui tuoi morbidi seni di mare in tempesta,
sui tuoi lunghi capelli che velano il sole.
Non vivrò per piangerti le mie notti solitarie,
dove lo spazio si allarga in un vuoto senza sogni
e gli errori sono scogli improvvisi sui cui naufragare è il minore dei mali
perché il peggiore è acquisirne l’urgenza, la necessità.
Non vivrò per le mie voglie represse di quarantenne mai cresciuto,
che spera di redimersi nell’intimità del tuo calore,
di perdersi nel fragore di un attimo
che presto lascerà lo spazio a tanti perché a cui nessuno darà risposta.
Non vivrò per rendermi giustizia
perché la giustizia è solo un opinione comune che qualcuno vuole fuori dalle regole,
compiacente ad un potere che non mi appartiene
e che gestisce le menti delle persone semplici ed oneste.
Non vivrò per credere in un Dio distratto
che si dimentica delle sofferenze del mondo
anche quando queste hanno gli occhi di un bambino ammalato
rapito ai suoi sogni di farfalla.