Le nostre più acri lacrime d'ebano
Non scendono per il volto
Mentre ci consumiamo affranti
In spinose dolenze.
Ormai privi di speme alcuna
Entriamo in contatto alle volte
Trovandoci poi ancor più distanti.
Consunti e raggelati
Paralizzati in un inebriante
Dolore di sangue.
Il vitale ardore oramai s'è spento,
Giacciamo ebbri ed inconscienti
Nella grigia terra dolente
Bagnata da pianti di aridi spiriti.
Vieni più vicino,
Appoggia la tua guancia sul mio petto
E addormentati soavemente
Col battito del mio cuore,
Accarezzata dalle mie mani piagate.