Mi riconosco esule
salice di uno spettrale giro
autunnale
oscillando al sonno di questo paese
sereno e morto,
le iridi librate dagli
astri
e d'improvviso giganti erranti,
il mistero morbido
d'amore
e supplichevole la luna,
mi lascio appassire da un canto in penombra
e come un pendio
d'ossa m'affanno
in una gemma
deserta.