Con le alucce spezzate,
rondinina, rapita
ai voli della primavera,
eri sempre la sola,
eri la prima
per ogni ricorrenza
a muovere le ali.
Aveva il tuo telefono
l'impronta,
del sugo,
fatto in casa
ché la forza mancava
alle tue dita per
renderlo deterso.
Ma i tuoi freschi pensieri,
e il cuore terso
porgevano gli auguri
a parenti ed amici...
E allora, li chiamavi...
Pigiavi la tastiera
e componevi a schiera
i numeri sbiaditi:
qualcuno rispondeva,
ma solo per avere
salva la faccia...
Ma tu eri felice:
facevi una focaccia;
intorno a te volevi
la piccola famiglia...
Dicevi a questa figlia di
inviare il biglietto più bello
per familiari ed amici.
Poi con la voce fioca,
ci dicevi:
"È bello per Natale,
sentirci tutti assieme."
Ora non tu non ci sei...
Ho seguito il tuo esempio;
nel corso dell'anno ho cercato
contatti coi diretti famigliari
e con i conoscenti...
Ma, invano...
Qualcuno ho trovato:
però s'è dimostrato
perfino infastidito...
Oggi, è Natale:
i telefoni son rimasti muti,
in un silenzio sordo che vorrebbe
uccidere la mente ed anche il cuore:
fortuna che ci sono gli sconosciuti:
è avvenuto con loro lo scambio
degli auguri;
perciò, ringrazio ancora,
e li saluto
i miei amici poeti.