L'attesa di te era diventata ormai lunga,
spezzando anche l'unico filo di speranza
tirata con i denti dal tempo.
Non ricordo più le volte passate su quella panchina,
anche la legna bagnata dalle tante piogge
era diventata invisibile come me.
E se potesserò parlare quei marciapiedi...
Consumati in ogni loro angolo dai miei passi,
spesso frettolosi a inseguire il tuo simile
ma poi tornare lenti e sedersi affianco alla solitudine.
Ho voluto anche illudermi ma tu neanche quello!
Quanta acqua passò sotto i ponti quell'autunno
e quanta neve si sciolse tra gli alberi quell'inverno!
Non so, oramai ricordo poco, ma alla fine cos'è il ricordo?
Una confusa immagine scolorita della mia mente
che mi ha portato a credere che un giorno ti avrei visto limpido,
se mai anche specchiarti tra le mie lacrime
e sparire di nuovo senza neanche asciugarle.
Ma nella mia incredulità tu sei tornato,
io non ho avuto ne la forza e ne il desiderio di cacciarti
e ora che ci sei...
Spoglia la mia anima con i tuoi occhi
e copri con le tue mani quel che è rimasto del mio corpo.