I FRUTTI MANCATI
I passi coprono come possono la distanza della strada,
Seminano di tracce il viale alberato dell’ingresso
Tu ricopiavi con devozione quei fogli di poesie
con un grande freddo attorno,
amavi le barche prima ancora che imparassi che cosa fosse un fiume:
giocavamo a lungo nel cortile con i rametti e le foglie secche,
con le pigne che tu chiamavi frutti mancati.
Volevo tanto poter imparare a piangere di allegrezza come tu facevi,
e imparare a dire “questo è davvero un bellissimo giorno”.
Guardo l’acqua nelle bacinelle vive ma i pesci hanno lasciato un altro colore:
dicono le cataste di legna come se non fossero legna,
La mia infanzia confusa come se non fosse mai stata.
Come se potessi tenere in braccio ancora le bambine neonate,
Vedere nel fondo dei loro occhi lo stesso colore del cielo
Sotto cui sono cresciuto.
O come se potessi ancora trovare in casa le scodelle con il riso avanzato
o il pane inzuppato nel latte la mattina presto.