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Solo
Mi sento solo
Estremamente solo
Disperatamente solo
Come un vuoto che non si può colmare mai
Come un sentimento che non può essere mai
Compreso
Alleviato
Assolto
Intravisto
Sposato
Innamorato
Come se su un fiume lontano
Volassero pesci per altri ami
Che io non so spedire
Alti nel cielo
E a niente servono le mie parole
Che cercano di rompere i muri
Creati dagli uomini
Per nascondere le loro infinite
Debolezze
Come fossero fiori sacri
Creati da Dio
E ti accorgi che a nulla sono servite
Le risate
E ti accorgi che ti resta
l'amore
Del nulla
ad abbracciarti
come la morte
ed un sorriso ti prende -beffardo-
Non fossero bastate le bastonate
che sopportasti
Con diligenza
Senza gridare
-ah! disoccupazione-
I miei sogni
I loro sogni
I sogni di un'intera generazione
Capendo queste piccole virtù
Mi incammino su percorsi impervi
E distruttivi -ma noti e lieti-
non potranno colmare le solitudini dei poeti
Che leggiadre resisteranno
contro le potenze moderne
E così le Storie!
Ad esistere sulla Terra come ore prepotenti
I cammini saranno sempre!
Come il cielo ospita i piccoli uccelli
E il sole tutti i pianeti rotondi
Le piccole canzoni sapranno ancora
di noi!
Nelle serate invernali
Quando camminando
Non trovi nessuno
e un'emozione
o talmente forte
Talmente profonda
ti sembra inventata
-che avendo bevuto tanto vino
ci si sedette a scrivere di te e delle tue strambe idee-
Pazzi
Ci soffermammo su storie di barboni
Che mai incontrammo
e vino e l'amore e ore intere
Sentendoci poeti profondi
noi borghesi
Diventammo nelle notti
Di queste Primavere
bianche coste su cui avremmo potuto
Colorare il nostro importante corpo
-carne e ossa (e non provata anima)-
E i nostri glutei spesso chiacchierati
Diventavano duri e imponenti
E i nostri sguardi
- d'amore e d'odio-
stretti
Sento ancora
il tempo che si strugge
Che ogni anima si contorce
Immolo le mie tarde serate
Alla mia superbia
Tentando
Maledetto
in mezzo al petto
al "non tutto è perduto!"
E allegro canterò con le civette - o morte-
E la testa
E i miei occhi
si arrossiscono
Qualcosa e qualcuno che non esiste -o che ormai
Non è più presente-
Dietro vicoli coi cani abbaia ancora
Come se avesse scoperto il Segreto!
"Le donne come unico motivo di vita":
Inferno
Siamo ricchi e viziati!
E sento la fine delle mie parole
Che arriva lentamente
Mi prende come una frusta feroce
E resta forte - solitudine-
tutto il mondo intero
E contro tutto il mondo intero
non scrissi invano questi miei versi
Che non verranno letti
Gli ultimi esseri umani ormai rimasti in questo sordo
Pianeta sapranno capirmi
E so bene quanto di psicologico e di sociale
Ci sia in quello che scrivo e in quello che sento
"Alienato da mè stesso
Dalla mia condizione di essere umano!"
(Ah! Non verranno generazioni di uomini migliori!)
Non morirà dentro di me
il desiderio forte
una ribellione
-esseri mortali-
vedemmo l'universo -e lo contemplammo-:
"liberamente come poeti e come studiosi
gli uccelli rapaci capaci di ogni genere di furto"
E scrivo quasi come penso!
Senza spazi cruciali!
Tutto il mondo si palesa
dinanzi a me
ed io non mi accorgo
Di essere ormai un poeta.
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- L'affermato poeta Scalera scrive una poesia dove si potrebbe comprendere una parte del suo percorso di vita, si nota la sua solitudine in questo corrotto pianeta che non gli appartiene e le sue iniziali lotte sia fisiche che morali non gli sono servite a niente, solo " bastonate" , manganelli e disoccupazioni alla sua generazione e pure attuale. L'opera assume un carattere assolutamente libero dal punto di vista dello stile, ha una posizione economicamente antiborghese ma egli afferma anche che noi poeti siamo borghesi nell'anima, nobili intellettuali e forse una penna potrebbe fronteggiare con tranquillità "il mondo intero" . E come medicina all'infame solitudine c'è sempre l'amore. Bravo totò.
- denuncia di solitudine, bei concetti espressi
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